Borgo di Pentedattilo

Il Borgo di Pentedattilo

Arroccato sulla rupe del Monte Calvario, con una splendida vista sul mare, sorge Pentadattilo, piccolissima frazione del comune di  Melito Porto Salvo, in Provincia di Reggio Calabria.

Video a 360° di Pentedattilo.  Punta il mouse all’interno del filmato, che sia in riproduzione o in pausa, e trascina per guardare in tutte le direzioni.

 

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Il suo passato è scritto nelle vie, in ogni segmento rigato a sua volta da graffi, seghettature, intagli.” Con queste parole Italo Calvino racchiude tutto il contenuto storico culturale di Pentedattilo.

Pentedattilo è uno dei tanti borghi fantasmi che si possono trovare in Calabria, l’alone di mistero che lo avvolge lo rende uno dei borghi più pittoreschi di questo territorio. La forma del monte sul quale è arroccato il borgo, ricorda molto la mano di un gigante. Proprio questa somiglianza all’arto umano, in tempi remoti diede origine al nome “Penta daktylos” Cinque dita e attualmente Pentadattilo.

 

 

Borgo di ispirazione artistica

La Calabria è sempre stata terra di ispirazione per tanti artisti.  Nel 800 molti artisti itineranti desiderosi di conoscere  i luoghi della Magna Grecia e le bellezze paesaggistiche del territorio soggiornarono in Calabria. Il borgo di Pentadattilo fu uno dei luoghi che con il suo fascino catturò lo scrittore e pittore inglese Edward Lear. Le sue abilità nell’unire il racconto con la pittura hanno fornito una minuziosa testimonianza del territorio. Ma le dita protese verso il cielo, incantarono anche il litografo olandese Maurits Cornelis Escher  che nel 1930 si sposto nelle zone più interne della Calabria. A sua firma numerosi schizzi e quattro splendide litografia di Pentedattilo.

 

Un po di storia

Come molti paesi della Calabria anche Pentedattilo visse periodi di continui predomini culturali.  Fondato nel 640 a.C. da coloni Greci, passò per il dominio romano, sino all’avvento dei Bizantini e infine dei Normanni. La sua posizione strategica per i collegamenti tra la costa e l’entroterra, lo rese un importante centro di riferimento sia economico che politico. Feudo della famiglia Alberti alla fine del XVI secolo, ne conserva i resti dell’antico castello. Al castello è anche legata la leggenda che nella notte di Pasqua del 1686, vide protagoniste di una cruenta vendetta gli Alberti marchesi di Pentedattilo e gli Abenavoli, baroni di Montebello Ionico. La leggenda vuole che nelle notti di forte vento, tra le gole della mano si possono ancora udire le urla di dolore di del marchese Alberti. Un’altra vecchia storia narra che ogni anno nella notte del 16 Aprile, strane ombre di figure femminili che tengono bambini per mano corrono per il paese inseguite da persone che tentano di ucciderli. Leggende di fantasmi a parte, il terremoto del 1783 fu il primo motivo di abbandono del paese da parte dei suoi abitanti, che iniziarono a trasferirsi in luoghi più accessibili in prossimità del mare. Nel 1960 a causa dell’instabilità del terreno e delle continue alluvioni l’abbandono è stato definitivo.

 

La rinascita del borgo

Recentemente, grazie a numerose iniziative solidali, il borgo ha ripreso vita. Camminando al suo interno si respira quel velo di mistero che rapisce il visitatore dal momento in cui lasciando la statale, ci si inoltra verso la grande “mano del Diavolo“. Molte delle piccole case sono state messe in sicurezza e hanno dato origine ad un sistema di accoglienza ad ospitalità diffusa. Ma non ci si è dimenticati delle tradizioni e della cultura del territorio: il museo delle tradizioni popolari, laboratori didattici e botteghe artigiane, sono presenti per le vie del borgo. Oggetto di recupero anche la Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo che conserva le tombe della famiglia Alberti. Ma è l’estate come sempre a farla da padrone: Un premio fotografico, il film festival internazionale, i numerosi eventi legati alla musica, dimostrano la voglia di rinascita di uno dei più suggestivi angoli della meravigliosa terra di Calabria.

 

Photographer: Marcello Pitardi   

Tutte le foto sono di proprietà di © Marcello Pitardi  

 

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